Piccoli segreti della Val d’Orcia
La campagna e le colline sono le icone del paesaggio valdorciano, caratterizzate da elementi e ambienti che raccontano le interazioni fra uomo e natura. Il risultato dell’unione di questi elementi è un panorama affascinante dove l’agricoltura si intreccia con tranquilli casolari collegati con strade bianche e filari di cipressi . Il paesaggio della Val d’Orcia offre allo spettatore immagini uniche e piccoli dettagli che possono sfuggire al turista meno attento.
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I cipressini della Val d’Orcia
Tra i luoghi più amati dai fotografi della Val d’Orcia c’è sicuramente il boschetto di cipressi sulle colline di San Quirico d’Orcia.
Il cipresso è un pianta antichissima che deve il suo nome al mito di Ciparisso giovane amato dal dio Apollo. La sua presenza in Toscana risale a diversi secoli prima di Cristo quando fu importato dall’Asia Minore. Era particolarmente amato dagli etruschi e questa venerazione ha portato il cipresso a divenire un elemento caratteristico delle strade, dei confini di proprietà, dei poderi e delle colline della Val d’Orcia. La storia del gruppo di cipressi legata al “roccolo” di caccia, ovvero un boschetto creato dai cacciatori per attirare gli uccelli. Tale immagine evoca tranquillità e bellezza. I cipressi rappresentano il simbolo naturalistico e paesaggistico, non solo della Val d’Orcia ma della Toscana intera mondo.
Cappella della Madonna di Vitaleta
Questa Cappella, per quando piccola e sperduta tra i campi della Val d’Orcia, è diventata la protagonista dei paesaggi più conosciuti al mondo. E’ possibile raggiungerla a Vitaleta, nei pressi di San Quirico d’Orcia. E’ edificata sull’ampliamento di un tabernacolo più antico. Fu per molti anni luogo di adorazione del simulacro della Vergine della Consolazione fino al 1553 quando venne inserito al suo interno una statua riconducibile ad Andrea della Robbia. Si dice che proprio la Vergine suggerì ai fedeli, per mezzo di un apparizione, di recarsi in una bottega di Firenze per trovare la statua da porre nella chiesa di Vitaleta.
L’eremo del Vivo
L ’Eremo del Vivo è situato a Castiglione d’Orcia. San Romualdo fondò l’intero complesso nel XI secolo. La prima menzione ufficiale è in una bolla pontificia del 1113 dove fa parte di uno degli enti religiosi del Monastero di Camaldoli. Papa Alessandro IV usò il monastero come rifugio per i monaci durante gli eventi bellici. Verso la prima metà del XIII secolo ormai disabitato, decadde per poi divenire proprietà della famiglia Farnese, che successivamente lo cedette al Cardinale Marcello Cervini di Montepulciano. Fu il Cardinale ad ordinare la costruzione di un palazzo-castello sui resti del monastero a Antonio Sangallo il Giovane. La chiesa del monastero venne poi profondamente modificata e trasformata nell’attuale chiesa dedicata a San Marcello.
La rocca di Tentennano
La Rocca di Tentennano domina la valle ergendosi imponente dal borgo di Rocca d’Orcia. La rocca è stata costruita in cima ad un grande scoglio di roccia calcarea dove precedentemente si erano insediati Greci e Romani. Possedeva una posizione assai strategica poiché da essa si poteva controllare il percorso della Via Francigena e l’accesso alle Gole dell’Orcia. La famiglia Tignosi ai quali si deve il primo nucleo fortificato acquistò il primo insediamento di Tentennano (di cui si hanno notizie già nel 853). Nel 1274 il Comune di Siena la cedette alla famiglia dei Salimbeni in cambio dell’appoggio contro i guelfi Fiorentini nella battaglia di Montaperti e la famiglia ne mantenne il controllo per tutto il ‘300.
Gli spagnoli utilizzarono la Rocca a fini bellici per l’ultima volta durante il conflitto che portò l’annessione dello Stato di Siena a quello di Firenze. La conquista non avvenne con la forza ma grazie al tradimento di alcuni occupanti che ne permisero l’ingresso . La direzione spagnola durò ben poco perché nel 1555 la città di Siena la riconquistò. Nel XVI per la rocca cominciò un periodo di declino, il granduca Pietro Leopoldo di Lorena tentò di risollevare la situazione creando il primo nucleo comunale di Castiglione d’Orcia. Nel 1971 le ultime proprietarie, Anita Aggravi Ugurgeri ed Ena Aggravi Scotto, sottoscrissero un pubblico atto di abbandono con la conseguente acquisizione da parte dello Stato e del Comune.
Vedi anche i Luoghi Segreti a Radicofani